Conor Oberst - Bright Eyes

bene, ora che dopo innumerevoli periodi di assenza sono tornato a cazzeggiare sul forum di quel coglione ( ) di Asis, è giunto il momento di ragionare di robba buona con tanti miei simili fans dell'alt-country e giù di lì.
usciamo, neanche di troppo, dai vasti territori in cui regna sovrano il nostro Dio che risponde al nome di DRA.

Conor Oberst, ex ragazzo prodigio, figura chiave della scena musicale di Omaha, Nebraska e co-fondatore dell'etichetta indie Saddle Creek Records, cantante, chitarrista, compositore e mente dietro numerosi progetti di venatura folk-country-indie, il più famoso dei quali rispone al nome di Bright Eyes. lui, il chitarrista/produttore/multistrumentista Mike Mogis e il trombettista/pianista Nate Walcott sono gli unici tre membri fissi di questo gruppo, che cambia forma ed elementi da album ad album, da tour a tour.
per quelli a cui piace il genere, in particolare le tonalità più scure, intimiste, riflessive e spesso deprimenti, disfatte da alcol e droga e, se vogliamo, vittimiste e lamentose (un po' alla Creep, per intendersi, ma più intellettuali), ci vuole poco a rendersi conto che siamo di fronte a quanto di meglio il mercato possa offrire, o giù di lì.
il suo linguaggio musicale è ampio ed eclettico, frutto di un processo evolutivo (non conosco i primi lavori, per cui, visto che non mi piace parlare di cose che non so, non ne parlerò) che parte da un sound prevalentemente acustico/folk per arrivare a cose più complesse, più elettriche e in certi casi anche sperimentali.
la vera caratteristica sovrana del signor Oberst, oltre alla particolarissima voce, sono i testi. perchè, per quanto bravo sia con la musica, con le parole è un fenomeno. paroliere no-nonsense se ce n'è uno, mai banale, pieno di spunti d'arguzia, cinismo e riflessioni intellettuali-filosofiche (soprattutto, quando non parla d'ammmmore, sul tema divino sempre e comunque di attualità), grande cantastorie intriso di droga e alcol, e di sentimenti, per buona parte della carriera, di puro male di vivere, in infiniti tentativi (non sempre riusciti) di conciliare l'irrequietezza, la rabbia e un certo sentirsi inadeguato, fuori posto, con il mondo che gli passa intorno.

ok, sto iniziando a dire cose a caso come nei migliori libri di scuola
passiamo a qualcosa di più rilevante, ovvero qualche perla dall'enorme repertorio del ragazzo di Omaha.
una notte, qualche anno fa, quando ancora ogni tanto guardavo MTV, accesi e c'era Brand New. e a un certo punto, distrattamente, notai questo video:
http://www.youtube.com/watch?v=PBhBFjBF4S4
Mi colpì la scarnezza del video, due telecamere, una chitarrina e un cappuccio. wow, ma chi è questo qui?
e beh, si sa come vanno ste cose. procuratomi l'album, lo ascoltavo senza troppa attenzione. I'm Wide Awake, It's Morning: un album ancora troppo country per i miei gusti del tempo, che riuscivo a malapena a tirare a diritto su Jacksonville
ma oltre a Lua, mi innamorai subito di due canzoni in particolare:
http://www.youtube.com/watch?v=23d2qee4lG4
wow, Beethoven! pensai. ma poi a riascoltarla e riascoltarla, mi resi conto dell'incazzatura espressa da questa canzone, un Inno alla Gioia trasformato in un Inno da Generazione X.

http://www.youtube.com/watch?v=K3FHz2mXLj8
questa, invece, senza mezzi termini, è un capolavoro. la tristezza fatta canzone. splendida.

infine (per ora ) torniamo un attimo indietro.
Fevers And Mirrors è l'album più vecchio di cui abbia una vaga conoscenza.
alla traccia numero tre c'è sta roba, che ogni volta mi lascia senza fiato.
http://www.youtube.com/watch?v=8kwJaFnmHo4
sta "roba" qui. un distillato di rabbia, tormento e disperazione con un testo allucinante. pazzesca.

quoto tutto quello che hai scritto

adoro quel ragazzo